Si potrebbe pensare che l’endoscopia sia una procedura medica messa a punto in anni (o tutt’al più secoli) recenti, mentre invece la sua storia è millenaria. Ippocrate, il celeberrimo medico greco, fu il primo a sostenere che per intervenire chirurgicamente su un paziente bisognasse agire nel modo meno invasivo possibile; tuttavia non fu lui a inventare il primo rudimentale endoscopio, che secondo un antico papiro venne messo a punto in Egitto oltre 1500 anni prima di Cristo.
Per assistere alla nascita del primo “vero” endoscopio basato sull’impiego di lenti e di un sistema di illuminazione bisognò attendere il 1805 quando il medico italo-tedesco Philip Bozzini ideò uno strumento, detto lichleiter, in grado di illuminare l’interno del corpo del paziente e munito di un sistema di lenti ispirato a quello inventato dal tedesco Johann Michael Conradi nel secolo precedente.
Al giorno d’oggi i moderni dispositivi endoscopici non solo permettono di illuminare e ingrandire le strutture anatomiche all’interno del corpo di un paziente, ma anche di catturarne immagini dettagliate che vengono poi trasmesse a monitor per endoscopia che consentono di visualizzare con notevole precisione quanto registrato dalla sonda.
Questi monitor, dato il particolarissimo uso a cui sono destinati, devono possedere un’elevata nitidezza dell’immagine, un’elevata resa cromatica e avere un’alta o altissima definizione (HD o Full HD), oltre a risultare igienizzabili e sanificabili all’occorrenza.
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