Mercurio, Omega-3, allevato contro selvaggio – questi sono alcuni tra i termini legati al pesce di mare che aggiungono confusione al consumatore, così che al supermercato molte persone si arrendono e comprano invece il solito pollo.
Ristorante di pesce Bologna invece sono i termini per individuare i locali che offrono pescato di giornata in città, dove è possibile incominciare ad imparare molto dialogando con lo staff degli esercenti che dimostra di solito, un’innata predisposizione ai piatti di mare e di conseguenza una cultura generale in relazione all’argomento.
C’è chi evita di mangiare il pesce per paura che siano contaminati da sostanze come ad esempio il mercurio? Queste paure sono in gran parte infondate, dicono gli esperti, infatti una cosa da non fare è allontanarsi dal banco dei pesci perché si è terrorizzati, il che è certamente comprensibile con tutte le informazioni che ruotano intorno all’argomento, invece molti studi hanno concluso che i benefici dei grassi Omega-3 nei prodotti ittici superano i potenziali danni causati dai contaminanti. Vi sono comunque delle eccezioni, infatti ci sono delle linee guida specifiche per donne incinte e bambini, per i quali l’esposizione al mercurio rappresenta un rischio maggiore, per questo dovrebbero evitare il pesce tegola, lo squalo, il pesce spada e il re sgombro.
Sono presenti anche degli organismi di controllo che proteggono e rendono sicuro il nostro approvvigionamento alimentare attraverso programmi di sistema di gestione del controllo dei rischi biologici, chimici e fisici da ogni punto di produzione fino al consumo. La Cornovaglia ad esempio sostiene che possiamo fidarci del pesce disponibili in commercio nei negozi di alimentari e nei ristoranti, ma dobbiamo fare attenzione a quelli catturati durante la pesca sportiva, infatti una buona norma sarebbe quella di controllare gli avvisi di salute per le acque locali prima di mangiare ciò che ci si è procurati.
Nel caso vi sia la preoccupazione per qualsiasi quantità di contaminanti, un buon suggerimento consiste nell’acquistare pesci di taglia più piccola, provare magari con quelli che sono più bassi nella catena alimentare, come le sardine, le cozze e le vongole, che non hanno tanto sostanze nocive immagazzinate che ovviamente sono più concentrati quando ti muovi più in alto nella catena alimentare verso stazze più grandi.
Potrebbe esserci poca differenza, dal momento che entrambi sono sicuri da mangiare.
Il pesce d’allevamento, noto anche come acquacoltura, è un metodo legato più che altro al commercio, perché le riserve di quello selvatico non sono così abbondanti come una volta e non possono soddisfare la domanda dei consumatori. Attualmente, oltre il 50 per cento del pesce di mare che mangiamo proviene dall’acquacoltura. Le preoccupazioni in merito ai pesci allevati comprendono il livello di mercurio, il trattamento dei lavoratori, l’inquinamento delle acque, l’interruzione degli ecosistemi e gli effetti sui pesci selvatici se i pesci allevati sfuggono dai loro recinti.
Venti anni fa, le pratiche utilizzate non erano le migliori, ma ora sono progredite perfezionandosi, applicando molti più controlli atti ad utilizzare le migliori pratiche per preservare l’ambiente, prevenire danni ai pesci selvatici, utilizzare mangimi di buona qualità e assistenza sulla salute e la sicurezza dei loro lavoratori.
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