Quali sono i segreti per una dieta bilanciata? E quali gli stereotipi da sfatare in fatto di consumo di latte, formaggi e altri derivati? Le risposte sono in alcuni studi scientifici presentati nel nuovo numero della rivista L’Attendibile.
27 novembre 2012 – Il nuovo numero della rivista online L’Attendibile (www.lattendibile.it) porta all’attenzione dei lettori un lavoro pubblicato da Medical Hypoteheses basato sul consumo dei formaggi in Francia e l’incidenza delle malattie cardiovascolari. La tematica risulta essere un vero rompicapo per gli studiosi, che si sono trovati davanti a ciò che è stato definito il “paradosso francese”: i Francesi, pur essendo assidui consumatori di formaggio, sono tra le popolazioni in cui la mortalità per malattie cardiovascolari è fra le più basse d’Europa.
Questo fenomeno, naturalmente, non può essere attribuito esclusivamente al consumo di formaggio, ma si sono analizzate le interazioni fra più fattori: l’assunzione di vino rosso, l’impiego di porzioni di cibo più ridotte, il largo utilizzo di frutta e verdura. Ma a questi elementi elencati, tuttavia, è possibile abbinare anche l’assunzione di formaggi. In particolare, un ruolo importante potrebbe essere giocato dai peptidi bioattivi presenti in questi alimenti, che avrebbero un impatto benefico sul sistema cardiovascolare. Tra i meccanismi che i peptidi bioattivi possono innescare, figurano l’azione antitrombotica e alcuni effetti favorevoli sulla pressione sanguigna.
Un altro problema legato al consumo di formaggi riguarda l’assunzione di grassi. Spesso infatti i formaggi diventano sinonimo di colesterolo e acidi grassi saturi, corresponsabili nell’aumentare il rischio di malattie all’apparato cardiovascolare. Nello specifico, in merito agli acidi grassi saturi la comunità scientifica si è divisa: come al solito, è molto importante la prospettiva da cui si osserva il problema. Tuttavia, non solo i formaggi contengono queste sostanze, ma anche la carne e alcuni alimenti vegetali. L’analisi compiuta, pertanto, ha rilevato che l’apporto di acidi grassi saturi provenienti dal latte è meno dannoso rispetto a quelli contenuti nella carne.
Un altro studio, infatti, ha rivelato che il consumo di burro e grassi saturi di origine vegetale non ha alcun legame con il rischio vascolare. Inoltre, non esistono teorie a suffragio della tesi secondo cui a un elevato consumo di questi alimenti corrisponda un pericolo per la salute, mentre sembrano accertati i vantaggi apportati dai prodotti caseari e lattieri sul rischio di diabete di tipo 2. Sembra a questo punto ovvio che la materia dovrà essere ancora discussa e presa sotto esame, per arrivare a un’evidenza scientifica di rilievo.
Una ricerca condotta presso l’Università di Cambridge e recentemente pubblicata su “Biological Psychiatry”, invece, ha come oggetto la relazione che intercorre tra alimentazione e stati d’animo, analizzando in particolare un amminoacido come il triptofano, che è un precursore della serotonina e viene assunto tramite la dieta. Lo studio ha come scopo la dimostrazione di come l’alimentazione possa influire anche sul comportamento.
Il dottor Luca Passamonti del CNR di Catanzaro ha coordinato il gruppo di ricerca analizzando i processi cerebrali di una ventina di volontari, ai quali è stato chiesto di osservare dei volti che dovevano esprimere diversi tipi di emozione dopo aver bevuto una bevanda contenente triptofano, e altre prive dell’amminoacido. In assenza del triptofano, si osserva che alcune zone del cervello (l’amigdala e i lobi prefrontali) “comunicano” in maniera scorretta.
Questo spiega perché in condizioni di digiuno, oppure durante diete squilibrate, possiamo essere facili prede di attacchi emotivi. In natura il triptofano è contenuto nel cioccolato, in alcuni tipi di pesce, ma anche nel formaggio. In conclusione, il formaggio e i prodotti caseari, se introdotti nella propria dieta in maniera equilibrata, possono concorrere al benessere psicofisico di ciascun individuo.
La redazione di Media for Health
Posted in: Comunicati
Comments are closed.