Nel nome del Figlio. Natività, fughe e passioni nell’arte, edito da Bompiani, è un saggio critico sul rapporto duale Cristo-Padre, soprattutto sulle necessità della figura del Figlio nella storia del Cristianesimo, nella storia umana e dell’arte. Vittorio Sgarbi nel suo testo sottolinea come “…la più grande rivoluzione compiuta nella storia dell’uomo sia legata al nome di un Figlio”. Ed ancora: “Dio ha creato il mondo, ma suo Figlio lo ha salvato.” Una simile constatazione ritrova, quindi, giustificazione nell’arte e nel suo compiersi: “I più grandi capolavori nella storia dell’arte hanno protagonista il Cristo, mentre il Padre si affaccia dall’alto benedicente, quando si manifesta. Pensiamo al ‘Giudizio universale’ di Michelangelo con il Cristo giudicante che alza la mano per indicare il destino dei buoni e dei cattivi. Pensiamo al ‘Battesimo di Cristo’ di Giovanni Bellini nella chiesa di Santa Corona a Vicenza: il Figlio è protagonista e, in alto, il Padre osserva. Pensiamo al ‘Giudizio universale’ di Pietro Cavallini nella chiesa di Santa Cecilia a Roma con l’umanissimo Cristo che ci osserva garantendoci speranza e salvezza. Così come i Cristi pantocratori di Monreale e di Cefalo. Il Padre eterno è rappresentato e irrappresentabile. E. Non fa. E questo ne limita la rappresentazione. Appare essenzialmente nel momento della creazione di Adamo e di Eva, a partire dai bassorilievi di Wiligelmo. Poi si vede poco, occhieggia qua e là; ma il Cristo domina. Ed è il Figlio cui il Padre ha delegato il destino dell’uomo. Nel nome del Figlio si cambia il mondo”. Nel nome del Figlio. Natività, fughe e passioni nell’arte, l’ultimo libro di Vittorio Sgarbi ripercorre la simbologia del Figlio nelle opere e nell’arte, ne analizza il giusto valore, ne svela l’essenzialità.
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