Proseguendo con le politiche di austerity l’euro è condannato. Senza una riforma della politica monetaria e fiscale europea, ai decisori politici non resterà altro che una scelta cruciale tra modalità alternative di uscita dall’euro.
Roma, 23 settembre 2013 – “Proseguendo con le politiche di austerità e affidando il riequilibrio alle sole riforme strutturali il destino dell’euro sarà segnato: l’esperienza della moneta unica si esaurirà”. È questo il grave allarme lanciato da un gruppo di autorevoli economisti europei e americani appartenenti a diverse scuole di pensiero, con un articolo pubblicato oggi dal “Financial Times”.
Promosso dagli italiani Emiliano Brancaccio e Riccardo Realfonzo (Università del Sannio), “il monito degli economisti” è firmato, tra gli altri, da Philip Arestis (University of Cambridge), Wendy Carlin (University College di Londra), James Galbraith (University of Texas), Mauro Gallegati (Università delle Marche), Eckhard Hein (Berlin School of Economics and Law), Alan Kirman (University of Aix-Marseille), Jan Kregel (ex capo del ufficio Finanziamenti per lo sviluppo dell’ONU), Heinz Kurz (University of Graz), Dimitri Papadimitriou (presidente del Levy Economics Institute), Dani Rodrik (School of Social Science, Princeton), Willi Semmler (New School, New York), Tony Thirlwall (University of Kent). Gli economisti sostengono che la tregua sui mercati finanziari è solo temporanea, dal momento che le attuali politiche economiche non aiutano a superare la crisi ma al contrario aggravano la recessione e approfondiscono gli squilibri tra le aree centrali europee e quelle periferiche. In assenza di condizioni per una riforma della politica economica, che consenta di rilanciare gli investimenti pubblici e privati, contrastare le sperequazioni tra i redditi e risollevare l’occupazione nelle periferie dell’Unione monetaria europea, gli economisti prevedono che “ai decisori politici non resterà altro che una scelta cruciale tra modalità alternative di uscita dall’euro”.
Gli economisti aggiungono che, sia pure a parti invertite, sussiste una similitudine tra le politiche restrittive che vengono oggi imposte ai paesi periferici dell’Unione e il pagamento dei debiti e delle riparazioni di guerra a cui venne obbligata la Germania dopo la prima guerra mondiale. E a questo proposito ricordano la celebre predizione di Keynes, secondo il quale, continuando a umiliare la Germania e l’Europa centrale con pretese insostenibili, una tremenda “vendetta” politica non sarebbe tardata ad arrivare. Nell’articolo viene inoltre richiamata la lungimirante “Lettera” del giugno 2010, con la quale gli stessi Brancaccio e Realfonzo già chiamarono a raccolta trecento economisti europei per denunciare i pericoli delle politiche di austerità.
Emiliano Brancaccio e Riccardo Realfonzo
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Sito web: www.theeconomistswarning.com.
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