L’incontinenza fecale è un disturbo ben noto alla medicina, ma quando si parla di epidemiologia – ovvero della sua diffusione fra le varie classi di popolazione – ottenere dei dati precisi è molto difficile. Ciò avviene in primis perché le persone che ne vengono colpite sono spesso riluttanti a condividere, anche col proprio medico curante, informazioni che risultano tanto delicate e personali.
Esiste infatti una sorta di tabù nella società moderna per cui gli adulti che, detto senza girarci intorno, “se la fanno addosso”, vengono stigmatizzati ed emarginati; e questo sicuramente rappresenta un grosso freno per i soggetti che sono affetti da incontinenza rettale, che preferiscono in molti casi affrontare da soli il problema piuttosto che ammettere di averlo.
Seppur comprensibile, per certi versi, questo comportamento è da evitare, per due motivi. Il primo è che la problematica, una volta comparsa, spesso non fa altro che peggiorare se non viene adeguatamente curata; il secondo è che esistono terapie efficaci per l’incontinenza fecale, che possono essere risolutive a titolo definitivo.
Tra di esse troviamo degli interventi eseguiti in semplice anestesia locale e basati sull’impianto di protesi biocompatibili che riportano la continenza dello sfintere alla normalità; l’adozione di una dieta ricca di fibre, che promuove la compattezza delle feci, è un’arma aggiuntiva che permette di contrastare questo debilitante e grave disturbo proctologico.
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