L’Aquila, giugno 2011 – A poco più di 2 anni dal disastroso terremoto del 6 aprile 2009, che ha provocato 309 morti, 1600 feriti e immani danni al patrimonio storico e architettonico della città, su L’Aquila si è abbattuto un terremoto giudiziario: il tribunale del capoluogo abruzzese, infatti, ha rinviato in giudizio i 7 componenti della Commissione governativa grandi rischi, cioè la squadra di esperti che, all’epoca, nel settore “rischio sismico” aveva il compito di “sorvegliare” i movimenti tellurici che possono dare origine ai terremoti.
L’accusa è gravissima: omicidio colposo plurimo e lesioni. Secondo il sostituto procuratore Fabio Picuti, il gruppo di studiosi, nonostante da mesi la città fosse pervasa da un vero e proprio sciame sismico, cioè da numerose piccole scosse, non avvertirono a dovere la popolazione.
Allora sorge spontaneo chiedersi: ma possibile che, con tutti i miracoli che riesce a fare oggi la tecnologia, l’uomo non si a ancora in grado di accorgersi in tempo che la terra sta per tremare? Possibile che non si riesca a dare l’allarme in modo che la popolazione possa scappare?
“Esistono dei segnali premonitori, però non sono costanti, a volte si manifestano e a volte no”, disse allora il dott. Valerio De Rubeis, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). “Quindi siamo costretti ad alzare bandiera bianca quando si tratta di fare previsioni precise”.
Una sola voce fuori dal coro si fece sentire, in quei giorni terribili. Era quella di Giampaolo Giuliani, un tecnico analista che sosteneva di avere fatto dei rilevamenti in precedenza e di avere comunicato alle autorità che ci sarebbe stato un forte terremoto proprio nella zona de L’Aquila. Ma non lo avevano ascoltato. Anzi, era stato pure accusato di “procurato allarme”.
Oggi però, alla luce delle accuse ai tecnici “ufficiali” e al loro rinvio a giudizio da parte del tribunale dell’Aquila, il personaggio di Giampaolo Giuliani torna alla ribalta: in pratica, poiché i magistrati accusano gli esperti dell’Istituto di geofisica e vulcanologia e della Protezione Civile di non avere fatto tutto il possibile per allertare la popolazione, indirettamente danno ragione a lui, che invece aveva lanciato un accorato quanto inascoltato allarme.
“Direi che la decisione dei giudici rappresenta un fatto storico”, dice Giuliani con malcelata soddisfazione. “E’ la prima volta, infatti, che a proposito di un fenomeno fisico s’ipotizza la responsabilità di chi è preposto all’incolumità delle persone. Se penso che nei giorni del terremoto io feci di tutto per avvertire del rischio, ma nessuno mi diede retta…”.
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