È un hotel a 5 stelle, dal sapore raffinato di eleganza e storia, in un palazzo pieno di memorie e charme. Qui non parliamo della struttura alberghiera, che fa parte della lussuosa catena internazionale “ The Leading Hotels of the World” e che comunque vi consigliamo di visitare anche per gustare un caffè negli storici saloni, ma della grande storia di un luogo quasi paradisiaco, con uno splendido affaccio sul lago e una vista unica delle isole del Lago Maggiore. Una villa che vale la pena visitare, in occasione di un’escursione o di una vacanza sul Lago Maggiore, che affonda le proprie radici nella storia e racchiude in se charme e sapore d’oriente, tipica della Repubblica di Venezia che – seppure lontana in termini di chilometri – si è sempre respirata in questi saloni.
La storia di villa Aminta nasce nel 1918 quando un valoroso militare – l’Ammiraglio Francesco Capece della regia Marina Militare Italiana – acquistò questa costruzione già allora prestigiosa e d’epoca al termine della sua grandiosa carriera militare dandogli il nome della moglie. Un militare con un ricco palmares di onorificenze come ad esempio Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, Medaglia per le campagne d’Africa, Croce d’oro con corona per 40 anni di servizio militare, Medaglia d’argento al valor militare. Pensate che nel lontano 1926 anche il grande commediografo Irlandese George Bernard Shaw fu ospite in questa villa durante un suo leggendario soggiorno sulle sponde del Lago Maggiore, che lo affascinò a tal punto di rimanere per vari giorni ospite dell’Ammiraglio. Il commediografo venne in Italia grazie ad una opera artistica dello scultore e pittore Paolo Troubetzkoy, membro della principesca famiglia russa Trubeckoj, che fece una scultura dell’irlandese. Questo nobile artista, nato a Verbania-Intra da padre russo e partecipe dell’aristocrazia internazionale della Belle époque, è vissuto e venne formato artisticamente in varie capitali Europee, oltre che in Italia, dove tornò ad abitare nel 1932 a Verbania-Pallanza nella sua Villa Troubetzkoy, e dove rimase fino alla morte nel 1938.
Tra l’altro, proprio il Principe ha lasciato in eredità al territorio del Lago Maggiore opere che ancora oggi possono essere agevolmente ammirate al Museo del Paesaggio di Verbania-Pallanza, nel quale è riservato e dedicato un intero piano all’esposizione della Gipsoteca Troubetzkoy.
Una villa ancora oggi composta da grandi saloni impreziositi da nobili affreschi, arredati, ancora oggi, da maestosi ed imponenti lampadari di Murano, arricchito da stucchi preziosi e uno sfavillante impiego di inimitabili marmi oltre che da mobili d’epoca che ancora oggi troverete nelle stanze dell’albergo. Il tempo purtroppo ha inesorabilmente lavorato verso la decadenza dei fasti antichi dell’edificio, fino al restauro e alla ristrutturazione elegante della attuale proprietà (di Beatrice e Roberto Zanetti) che ha riportato questo splendido edificio alla bellezza dell’epoca e agli splendori propri e riportando in vita quel sapore di fascino quasi fiabesco. Anche Liz Taylor e Richard Burton vollero visitare, soggiornare e respirare la magica atmosfera della Villa nel 1966 durante una delle loro innumerevoli fughe d’amore.
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